Ubuntu — I am because we are

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Ubuntu – I am because we are
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Aba Catania, finalmente in mostra l’Ubuntu di Milani.
La magnifica mostra nata da workshop in tutto il mondo, fu rimandata, nel 2020, per il Covid. Dal 18 al 30 giugno nell’aula magna Nunzio Sciavarrello ottanta formidabili manifesti ispirati alla parola più amata da Mandela e Tutu e che definisce una condivisione umana senza alcun interesse economico. I maestri internazionali e gli studenti catanesi.

Gianni Latino, direttore di Aba Catania, così parla di Ubuntu — I am because we are, co-curata da Armando Milani, uno dei maggiori designer del mondo, comprendente ottanta manifesti: messaggi grafici di grande impatto nati dalla ricerca di trenta maestri di fama internazionale ma anche di tredici docenti di Graphic design e di trentasette studenti del biennio specialistico in Design per l’editoria e Design della comunicazione visiva dell’Accademia etnea

— I am because we are aveva debuttato nel 2018 a Milano e si era poi spostata a Madrid riscuotendo lusinghieri consensi, era nata da workshop organizzati tra l’altro in Messico, Usa, Egitto, Sudafrica. E, in Italia, nell’Aba di Catania. Dove la mostra sarà inaugurata il 18 giugno nell’aula magna Nunzio Sciavarrello alla presenza di Milani, bravissimo a stimolare la comunità mondiale del design a ragionare sul concetto di Ubuntu.

«Sono subito rimasto affascinato – ha spiegato il curatore – dal suono esotico e dal significato di questo termine del popolo sudafricano Buntu usato spesso dal Nobel per la Pace Nelson Mandela nei suoi discorsi sulla fratellanza. Ubuntu significa umanità, ossia apertura verso gli altri, dialogo, condivisione, rispetto e tolleranza». 
Condivisione senza alcun interesse economico, ovviamente: Ubuntu è stato chiamato un sistema operativo gratuito molto diffuso e la parola, oltre che da Madiba Mandela, morto nel 2013, è stata spesso utilizzata anche dall’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, un altro emblema, recentemente scomparso, di chi rifiuta il concetto di apartheid

«Io sono perché noi siamo – ha aggiunto Latino – è il sottotitolo di questa mostra che esalta le doti morali del progettista grafico e il valore etico di questi manifesti capaci di aprire le menti a quella riflessione in grado di cambiare il mondo».

«Stiamo attraversando anni terribili – ha ricordato Lina Scalisi, presidente di Aba Catania – di epidemie globali, di disastri climatici e guerre che obbligano milioni di persone a fuggire dai loro Paesi. Urgono interventi umanitari ed è indispensabile smuovere le coscienze. Così come si fa in questa mostra, che è un’esaltazione della dignità umana, con le opere dei giovani grafici supportati da inarrivabili maestri, a cominciare da Milani».

Secondo il curatore, per far fiorire il Continente africano si possono seguire due strade: denunciare sopraffazione dell’uomo sull’uomo, o lanciare messaggi di speranza. Ecco dunque, sui poster, il lutto angosciante per l’ecatombe africana, con le t che diventano croci, ma anche la graffetta con un cuore, per ricordare di amare, e un omino impegnato nella difficile scalata a cultura, tolleranza, pace, per raggiungere la felicità.

«Nei lavori che ho ricevuto – ha concluso Milani – in generale ha preso il sopravvento la speranza. E ne sono felice.»

La mostra rimarrà aperta fino al 30 giugno.

Autori in mostra

Montaggio e video ©Beatrice Libra

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