presentazione del film di Driant Zeneli / When winds in Monsoon play,the White Peacock will sweep away

L’Accademia di Belle Arti di Catania ospita la proiezione del film “When winds in Monsoon play, the White Peacock will sweep away” realizzata in Bangladesh da Driant Zeneli in collaborazione con Md. Tasnimul Izaz Bhuiyan, Pulak K. Sarkar, Rafi Nur Hamid, Sondip Roy, Sumaiya Sultana e con il contributo speciale di Mahmudul Hasan Dipu.

Il progetto promosso dalla Regione Puglia, con il Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio attraverso il Polo Biblio Museale di Lecce e il Museo Castromediano, cofinanziato dal programma Italian Council (13a edizione), dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura è stato realizzato coinvolgendo un’importante rete di istituzioni culturali e artistiche in quattro Paesi: la Samdani Art Foundation (Bangladesh), l’EMST Museo Nazionale d’Arte Contemporanea di Atene (Grecia), la Fondazione Art House di Adrian Paci e Melisa Paci,di Scutari (Albania) e il Museo Civico di Castelbuono (Italia).

L’APPUNTAMENTO A CATANIA DEL 17 OTTOBRE

L’Accademia di Belle Arti di Catania, venerdì 17 ottobre, alle ore 17.00, nell’Aula Magna della sede di Via Franchetti 5, ospiterà la proiezione dell’opera-film “When winds in Monsoon play, the White Peacock will sweep away” e il dibattito con l’artista Driant Zeneli, con Luigi De Luca, Direttore del Museo Regionale Archeologico “Castromediano” di Lecce e la prof.ssa Laura Barreca. Il Direttore dell’Accademia Gianni Latino sarà presente per i saluti istituzionali. 

Il film-opera “When winds in Monsoon play, the White Peacock will sweep away”

Il protagonista dell’opera-film “When winds in Monsoon play, the White Peacock will sweep away” dell’artista Driant Zeneli è un pavone bianco. La narrazione, ambientata nel Parlamento di Dhaka e nello Srihatta Art Centre di Sylhet in Bangladesh è scandita dalle sei stagioni del calendario bengalese, che diventano stazioni di un viaggio politico e interiore del pavone. Nel film si leggono le tracce delle rivolte del 2024, le proteste, le morti, la caduta di un regime che ha segnato profondamente la storia recente del Bangladesh. Zeneli non racconta questi eventi ma li trasfigura in favola, mostrando come le dinamiche del potere e della resistenza si iscrivano nella materia stessa dei luoghi e nei sentimenti personali. Il pavone cade innamorato della propria lacrima: in quell’amore per ciò che egli stesso ha generato scopre la sua parte più segreta e insieme ad essa la consapevolezza della propria finitezza. L’interpretazione del controtenore Pasquale Auricchio, magistrale e perturbante, ci invita a immedesimarci e, nello stesso istante, ci appare straniera, come un’eco di un mondo che non conosciamo.

La componente musicale, con la partitura barocca di Francesco Aliberti, ibridata da strumenti tradizionali bengalesi, agisce come un’altra piega del dispositivo creando un ponte tra epoche, tra estetiche e tra culture.

Le macchine sceniche di matrice barocca e le quinte, realizzate in collaborazione con artisti bengalesi e intrise della cultura locale, sono il linguaggio che Zeneli sceglie per restituire al reale la sua qualità scenica fondendo illusione e artificio. Come l’arcobaleno ritrovato sulla barca in cemento (Those who tried to put the rainbow back in the sky), che i protagonisti cercano di riportare in cielo o l’atto di costruire favole con psicologi lacaniani (Short Fairytales for Adults), i fondali a rullo realizzati dagli artisti del Bangladesh ci riportano in un luogo in cui l’impossibile non è fantastico, ma perfettamente naturale.

La tradizione del realismo magico a cui sembra attingere Zeneli, non introduce gli accadimenti straordinari come rottura ma come continuità, il prodigio è parte della vita quotidiana. Il pavone che si innamora della propria lacrima, l’arcobaleno che cade sulla terra, il mondo fiabesco appartengono a un ordine del reale in cui le leggi fisiche e quelle poetiche convivono. Di fronte alla fragilità delle istituzioni, alla precarietà delle forme di governo, ai nostri fallimenti, Zeneli spera di portarci con sé in un universo di pieghe che non chiudono, laddove la realtà è molto più ricca e la forza immaginativa sopravvive a ogni rovina.

progetto grafico / martina giustolisi

Driant Zeneli, nato nel 1983 a Scutari, Albania, è un’artista visivo che vive e lavora tra Tirana e Torino. La tensione fra utopia e realtà, illusione e fallimento sono solo alcuni dei temi che caratterizzano la sua produzione artistica. Nei suoi film, la storia e il potere si intrecciano a narrazioni individuali, dando vita a racconti utopici che sovvertono l’ordine naturale delle cose. Ha ottenuto un diploma in Scultura e un master in Scenografia Multimediale all’Accademia di Macerata.