Un’indagine progettuale nell’ambito poco indagato degli oggetti emotivi, un settore nel quale le aberrazioni della società contemporanea creano nuovi bisogni e necessità.
—Intervengono
—Alessandro Guerriero
designer
—Mariapia Bobbioni
Psicanalista
LABORATORIO DI DESIGN
rivolto agli studenti di Product e interior design
disciplina Design
—
a cura di
Gianni Pedone
Anna Crocellà
progetto grafico
Isabella Gliozzo

Ausili emotivi
Gianni Pedone
Sin dalle origini della nostra presenza sulla Terra, la vulnerabilità del corpo umano, privo di difese naturali e strumenti offensivi, ci ha condotti a sviluppare artefatti progettati in funzione simbiotica. Tuttavia, persistono ambiti progettuali ancora poco esplorati. Emergono oggi nuovi bisogni latenti: il desiderio di oggetti psico-emotivi, capaci di interagire con le dinamiche interiori e di operare negli interstizi affettivi che si collocano tra esperienze opposte, come la sofferenza e la gioia, il bacio e il lutto. Si invocano dispositivi sensibili, che agiscano come contenitori esperenziali e rifugi immersivi, in grado di offrire un’alternativa concreta alla costante dissonanza del reale contemporaneo.
Violenza
Alessandro Guerriero
In questo nostro mondo così duramente segnato dalla violenza ci vogliono progetti densi di messaggi spirituali che indaghino la fondazione di una città evanescente, raccontino il miraggio di una architettura come una nave lontana all’orizzonte, di atmosfera e di luce, di sensazioni armoniche e di risposte arcaiche…
Indagare le fattezze delle proto-forme, il loro collocarsi al suolo, il loro rapportarsi alla figura umana è la mia intenzione base: cercare l’immagine originale di quel genere di città che protegge ed esalta il bisogno di anima di cui necessita oggi l’umanità e il generale senso di semplificazione… è un’architettura filosofica!
Mariapia Bobbioni
Acquisterò l’oggetto porta lacrime! Indispensabile nel mio studio. Spesso mi trovo a dire «lasci qui il suo dispiacere, lo mettiamo qui dietro la poltrona: nessuno lo ruba, è al sicuro ma lei può permettersi di non occuparsene più.»Ecco la violenza è nell’insistere, nell’ostinazione, nel non saper occuparsi d’altro. È la pretesa che fa da padrona, e comanda senza limiti e impone. La violenza è obbligare le persone a ‘normalizzarsi’ a fare come tutti, ad appiattire i desideri, a sostenere gli obblighi. Per esempio l’obbligo di godere, di ingozzarsi di cose, di saperi inutili, di denari da buttare e non da donare. La violenza è non permettere a una persona di essere unica e irripetibile ma renderla oggetto di qualsiasi speculazione.